ANGELO MANNA: “IL TORMENTONE” E “LA STORICA INTERPELLANZA”

Nato ad Acerra l’8 giugno 1935 e scomparso a Napoli nel 2001 per un improvviso ictus cerebrale, Angelo Manna fu un popolarissimo giornalista e politico degli anni ’70 e ’80. Assunto a “Il Mattino” nel 1960  si occupò come inviato speciale di cronaca nera, sport, spettacoli, avvenimenti culturali. Successivamente divenne specialista del “Sessantotto” e del “Terrorismo” nostrano e internazionale, coordinando i servizi riguardanti le stragi di Piazza Fontana, Piazza della Loggia, l’Italicus, gli assassinii dei magistrati, Bologna, ecc. Si occupò anche delle Olimpiadi di sangue di Monaco di Baviera. Poeta e scrittore raffinato, scrisse numerose opere sulla Storia e la Letteratura partenopea. Celebre è un’antologia di poesie napoletane proibite del 1974.

A partire dal 1979 condusse per Canale 21 una rubrica settimanale che chiamò “Il Tormentone” che gli valse una fama tale in Campania e in tutto il Sud che, candidato indipendente alle elezioni politiche del 1983, fu eletto deputato con oltre 82 mila voti nelle liste del MSI e confermato nella successiva consultazione elettorale.

Dagli scranni di Montecitorio  avanzò diverse proposte a difesa del Sud e della sua cultura, come:  l’insegnamento obbligatorio della “lingua napoletana” nelle scuole pubbliche, preclusione degli appalti campani alle imprese del Nord, fondazione di un Ente di tutela e valorizzazione della canzone napoletana. Infine propose che “‘O SOLE MIO” venisse dichiarata “bene popolare” e che a Napoli venissero destinati i diritti d’autore.

Era il 4 marzo del 1991 quando, nella Camera dei Deputati, pronunciò una storica interpellanza con la quale chiedeva al Ministro della Difesa, rappresentato in quella seduta dal sottosegretario Clemente Mastella, di togliere il segreto di stato dall’archivio dell’esercito italiano e su tutti quei documenti comprovanti “gli intenzionali bestiali crimini perpetrati dalla soldataglia piemontese” ai danni delle popolazioni inermi delle “usurpate province meridionali”.

In particolare affermò: “L’ufficio storico dello Stato italiano è l’armadio nel quale la setta tricolore conserva e protegge i suoi risorgimentali scheletri infami; Conserva e protegge le prove delle sue gloriosità sempre abbiette nel Regno di Napoli; Conserva e protegge le prove che nel 1860 l’esercito italiano calò a tradimento nel Regno di Napoli e si comportò secondo il naturale dei suoi bersaglieri da orda barbarica; Conserva e protegge le prove che Vittorio Emanuele II di Savoia, ladro, usurpatore ed assassino e perciò galantuomo, nonché il protobeccaio Benso Camillo, porco di stato e perciò statista sommo, ordinarono ai propri sadici macellai di mettere a ferro e a fuoco l’invaso reame libero ed indipendente e sovrano e di annetterlo al Piemonte, grazie ad un plebiscito, che fu una truffa schifosa, combinata da garibaldesi, soldataglia allobrogica e camorra napoletana. L’ufficio dello stato maggiore dell’esercito italiano è l’armadio nel quale l’unificazione tiene sotto chiave il proprio fetore storico. Quello dei massacri bestiali, delle profanazioni e dei furti sacrileghi, degli incendi dolosi, delle torture, delle confische abusive, delle collusioni con Tore e Crescienzo, all’anagrafe Salvatore De Crescenzo e della sua camorra, degli stupri di fanciulle, delle giustizie sommarie, delle prebende e dei privilegi dispensati a traditori, assassini e prostitute, come la sangiovannara…”

About Salvatore Esposito

Classe ’83, diplomato all’Istituto Nautico di Piano di Sorrento e studi in legge all’Università Federico II di Napoli. Amo la storia locale ed universale, la politica in tutte le sue mille sfaccettature e vagabondare per il mondo non come turista, ma con l’animo e la curiosità del viaggiatore. Per Sorrento Post mi occupo di Politica, Cultura e Curiosità della Penisola Sorrentina e in particolare del mio paese, Meta.

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